Ricetta: Cantucci alle mandorle

Si lo sappiamo… i cantucci non sono dolci tipici siciliani, bensì toscani; sono infatti definiti anche “biscotti di Prato”, ma quale modo migliore di utilizzare in cucina le nostre mandorle siciliane?

C’è anche da dire che i cantucci non sono una specialità solamente toscana: a Marsala si preparano dei biscotti simili chiamati “tagliancozzi“, leggermente differenti nella ricetta perchè contengono latte e strutto, ma molto somiglianti nell’aspetto, da inzuppare nel vino marsala. La versione che vi proponiamo oggi è un po’ più leggera, senza grassi e dunque ottima per una prima colazione gustosa e con la carica energetica della mandorla!

Vediamo gli ingredienti:

  • 150 g di mandorle spellate
  • 250 g di farina
  • 250 g di zucchero
  • 2 uova
  • 1/2 bustina di vanillina
  • scorza grattuggiata di un’arancia
  • 1 pizzico di sale
  • 1/2 bustina di lievito in polvere

Cominciamo dall’ingrediente principale, le mandorle; sarà più comodo comprarle già spellate, altrimenti le tufferemo in acqua bollente per rimuovere la pelle. Dopo la spellatura, penseremo ad asciugarle in forno ma senza tostarle troppo. Adesso pensiamo all’impasto: rispetto alla ricetta originale, la nostra non prevede che le uova vengano sbattute con lo zucchero, ma aggiunte alla fine, infatti mescoleremo prima tutti gli ingredienti secchi. Tritiamo grossonalamente o meglio a fettine spesse le mandorle spellate, e aggiungiamo la farina, lo zucchero, le mezze dosi di vanillina e lievito, la scorza d’arancia e il pizzico di sale. Facciamo la fontana con le polveri ed aggiungiamo le 2 uova sbattute. Impastiamo il tutto e creiamo dei filoncini alti circa due dita:

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Inforniamo su teglia con carta forno preriscaldato a 200° per 20 minuti circa; una volta sfornati ed intiepiditi i salsicciotti di cantucci, tagliamoli a fette larghe circa 1 cm e 1/2 – 2 cm e rinforniamoli a 150° per 10 minuti, in modo tale da dorare la superficie dei cantucci e renderli croccanti. Noi li abbiamo preparati all’aroma di limone, avendo l’albero nel giardino di casa. I nostri cantucci:

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Come potete vedere la ricetta è semplicissima! Potrete “pucciarli” per un dolce dopo cena nel vino liquoroso come da tradizione, come ad esempio i nostri marsala, zibibbo, moscato o passito di Pantelleria, delle vere eccellenze siciliane; ma anche con dei vini liquorosi francesi, come i vini Sauternes o il Monbazzilac a prevalenza di vitigno Muscadelle, che io personalmente adoro!

E perchè non provare le varianti al pistacchio e al cioccolato?

 

Si conserveranno benissimo anche per più di un mese se ben conservati; adatti al periodo natalizio potrete donarli ai vostri amici e parenti se confezionati in scatole di latta natalizie, ed averne sempre una scatola pronta in casa da offrire insieme ad un buon caffè, da gustare in compagnia… ma non troppo al volo!

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LOGO FINALE in B&N

 

Mastazzola

Non può esserci ricetta più variegata fra le regioni del Sud-Italia e addirittura delle varie province e comuni siciliani, se non quella dei mastazzola! Parliamo di biscotti, generalmente di forma romboidale preparati con del miele e del pepe nero; tuttavia spostandoci anche di pochi km, ne troviamo di forme e sapori diversi fra loro: con la carrubba, la scorza d’arancia, le mandorle, il fico d’India, ecc. Anche il nome subisce modifiche seppur minime: mustaccioli, mastazzoli, ecc. I mastazzola venivano anticamente preparati soltanto a inizio autunno, quando si prelevava il miele. Dopo avere estratto il miele dalle arnie ed averlo invasettato, si sciacquavano i recipienti e gli strumenti utilizzati con dell’acqua, che fondendosi con il miele, dava dell’“acqua di miele” da poter utilizzare appunto per fare dei dolci… Non si buttava via nulla! Oggi ovviamente non si usa più l’acqua di miele, bensì del miele in purezza e ugualmente locale.

Dato il periodo in cui venivano fatti, i mastazzola rientravano nella preparazione dei “piatti dei morti”, poi pian piano trasformatisi nelle odierne “ceste dei morticini”, composizioni di dolciumi e strenne che i morti portano ai bambini la notte fra il 31 ottobre ed il 1° novembre. Le ceste di oggi sono certo più golose e variopinte, con tanto di giocattoli, ma tempo fa non essendoci lo stesso benessere, i “piatti” venivano preparati con frutta di stagione, come mele cotogne, melagrana e noci, i biscotti dei morti cioè i taralli, i mastazzola, una frutta martorana, e per i bambini più fortunati un intero pupo di zucchero! Una dama per le bambine, o un cavaliere a cavallo per i maschietti. I pupi di zucchero erano e sono tutt’ora delle piccole e dolci opere d’arte da ammirare. Anche la frutta martorana con i suoi colori e i suoi dettagli è un piacere per gli occhi; ricordo che da piccola lasciavo da parte la frutta martorana nel suo cestino con la paglia perché troppo bella per rovinarla e mangiarla!

I mastazzola possono anche ricordare i biscotti allo zenzero e spezie, tipici dei mercatini natalizi del Nord-Italia e dei paesi germanici; o il pain d’épices d’Alsazia, un pane alle spezie che si consuma in Francia soprattutto per le feste natalizie con il foie gras; si possono apprezzare quindi i mastazzola non solo durante il periodo dei morti, ma fino a Natale! E come i biscotti speziati si mangiano per strada nei mercatini di Natale con del vin brulé o del punch all’arancia, la presenza del pepe nero nei mastazzoli ne fa un inconsueto ed ottimo prodotto dolce da abbinare al vino nuovo, o semplicemente da gustare nei pomeriggi davanti una buona tazza di tè nero fumante☕

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I mastazzola della “Spiga d’oro”